La rabbia è una emozione fondamentale, con caratteristiche, con manifestazioni espressive, delle modificazioni fisiologiche e delle prevedibili azioni. E’ un’emozione primitiva, può essere trovata sia in bambini che in adulti. Quindi, la rabbia è una tra le emozioni più precoci.
E’ un’emozione la cui manifestazione viene inibita e ne controllano l’esibizione dalla cultura e dalle società attuali, ma anche molto interessante dato i vari studi, in grado di analizzare le pure espressioni della rabbia,
La rabbia è un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva.
La rabbia è una delle emozioni innate la spiega il fatto che i bambini piccoli che non vogliono fare o mangiare qualcosa, manifestano questo stato urlando o lanciando oggetti.
Si tratta, dunque, di un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente.
Crescendo, l’ambiente potrebbe diventare ostile, e qualcosa potrebbe esserci negata. A questo punto si manifesta la rabbia, che non sarà più adattiva, ma disadattiva perché crea malessere.
La rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica.
La relazione causale che lega la frustrazione alla rabbia non è semplice. Altri fattori sembrano implicati alla rabbia. La responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce alla persona che induce frustrazione o costrizione sembrano essere altri importanti fattori.
Quello che più pesa nell’attivare una emozione di rabbia sembra essere la volontà che si attribuisce all’altro di ferire e l’eventuale possibilità di evitare l’evento o situazione frustrante.
Ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l’intenzionalità di ostacolare l’appagamento.
L’emozione della rabbia è la reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi
- stato di bisogno
- oggetto (vivente o non vivente) che si oppone alla realizzazione di tale bisogno
- attribuzione a tale oggetto dell’intenzionalità di opporsi
- assenza di paura verso l’oggetto frustrante
- forte intenzione di attaccare, aggredire l’oggetto frustrante
- azione di aggressione che si realizza mediante l’attacco.
I fondamentali destinatari finali della nostra rabbia sono :
- oggetto che provoca la frustrazione
- un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la frustrazione(spostamento dall’obiettivo originale)
- la rabbia può infine essere diretta verso se stessi, trasformandosi in autolesionismo ed auto aggressione.
Numerosi sono i motivi per cui è possibile perdere la calma, per esempio quando consideriamo un’altra persona responsabile per averci procurato un danno, un fastidio; oppure, se non dovessimo trovare un responsabile diretto è possibile arrabbiarsi con se stessi, in ogni caso è sempre necessario trovare un capro espiatorio, un colpevole a quello che succede, perché serve per rivolgere la rabbia verso qualcosa o qualcuno. Spesse volte ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più legati, come i genitori, i coniugi, in quanto proprio da loro ci aspettiamo di essere capiti e ascoltati, ma questo non si verifica sempre e, allora, la rabbia ci inonda.
Solo in casi estremi la rabbia si esprime attraverso dei comportamenti (rompendo oggetti, guidando velocemente, etc.), ma il più delle volte si manifesta verbalmente con l’alterazione del tono di voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa.
La manifestazione della rabbia è una tipica espressione facciale: l’aggrottare della fronte e delle sopracciglia e lo scoprire, serriamo e digrignare i denti, rappresentano le modificazioni sintomatiche del viso che meglio esprimono l’emozione della rabbia. L’organismo assume una postura che gli permette di entrare in azione da un momento all’altro, di attaccare o di aggredire. Tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all’immobilità. La voce si fa più intensa, il tono sibilante, stridulo e minaccioso.
Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere: la paura di perdere il controllo, l’irrigidimento della muscolatura, l’irrequietezza ed il calore. L’organismo si prepara all’azione, all’attacco e all’aggressione.
Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di una forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell’irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione.
Gli effetti dell’inibizione indicano che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.
La rabbia è sicuramente uno stato emotivo che aumenta nell’organismo il propellente energetico utilizzabile per passare alle vie di fatto, siano queste azioni oppure solo espressioni verbali. La rimozione dell’ostacolo che si oppone alla realizzazione del bisogno può avvenire sia attraverso l’induzione della paura e la conseguente fuga sia mediante un violento attacco.
I motivi alla base di un attacco di rabbia riguardano maggiormente la frustrazione di attività che erano connesse con l’immagine e la realizzazione di sé. L’arrabbiarsi, motivando chiaramente le motivazioni dello scontento, sembra infatti essere una procedura per ottenere un utile cambiamento.
In altri casi, la rabbia non è una emozione negativa, infatti, da piccoli è adattiva e anche da adulti potrebbe esserlo incanalandola in attività alternative a quelle del bisogno che ci viene negato. Così facendo, aumenta il nostro benessere e non rimaniamo incastrati in questa emozione.
scritto da Dott.ssa ELENA CONTER
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