Impara a distaccarti

Il distacco emotivo non è di facile comprensione. Possiamo spiegarlo con il pensiero che tutti noi siamo solo di passaggio. Questo è un pilastro del buddismo, che è un sistema per raggiungere la pace spirituale, il benessere e la felicità.

Dobbiamo focalizzare l’attenzione su quello che desideriamo, dobbiamo fare i passi necessari per conquistare i sogni e trovare sicurezza nell’incertezza, lasciando andare ogni attaccamento al risultato. Il soffrire è il prezzo che si paga per i propri attaccamenti, contiene il disappunto per tutto ciò che non si è scelto, o non è stato possibile conoscere, o vivere.

Dovrei chiedermi: cosa voglio veramente? La risposta potrebbe essere: ”Tutto ciò che voglio nella vita è ESSERE FELICE!”

Se cerco la felicità fuori di me, quindi nel possesso di oggetti o nella sperimentazione di determinate situazioni, è fonte inesauribile di stress e insoddisfazione: fino a che non ho quello che voglio, mi sentirò ansiosa di ottenerlo. Oppure la cerco dentro di me, come un’identità che tralasciando l’esterno, dove più sperimenterò ansia e frustrazione, più attrarrò… lo stesso: ansia e insoddisfazione!

Ecco perché è importante provare a vivere distaccati dal risultato di ogni situazione che sperimentiamo. Dobbiamo imparare a vivere con l’impegno per migliorare il nostro futuro, ma restando focalizzati sul momento presente. In altre parole, muoversi verso quello che si desidera distaccandosi emotivamente dal risultato finale.

IMPORTNTE: L’attaccamento è l’espressione di insicurezza. La legge del distacco emotivo puntualizza che dobbiamo rinunciare all’attaccamento alle cose. Non dobbiamo rinunciare all’intenzione oppure ai nostri obiettivi, ma piuttosto all’interesse per il risultato. È un enorme cambiamento nel modo in cui comprendiamo il mondo e il modo di vivere. In effetti, nel momento stesso in cui perdiamo l’interesse per il risultato, ci allontaniamo dal desiderio, che viene spesso confuso con il bisogno, spingendoci così a perseguire obiettivi che in realtà non ci soddisfano. Se usiamo un atteggiamento più rilassato, anche se sembra un controsenso, ci risulterà più facile ottenere ciò che vogliamo, perché il distacco si basa nella fiducia nelle nostre potenzialità, mentre l’attaccamento si basa nella paura della perdita e nell’insicurezza.

Quando ci si sente insicuri, ci si attacca alle cose, alle relazioni o le persone. Più usiamo questo attaccamento, più aumenta la paura della perdita. Si può cadere vittima di schemi relazionali dannosi che soffocano la persona che amiamo e danneggiano profondamente la relazione.

Il distacco emotivo ipotizza un altro modo di relazionarsi, implica il non-dipendere da ciò che possediamo o dalla persona con la quale abbiamo stabilito dei legami affettivi. È importante capire che “distacco” non significa non amare, ma essere autonomi, liberi dalla paura della perdita per iniziare veramente a godere di ciò che abbiamo o della persona che amiamo. Il distacco non significa non godere e provare piacere per l’esperienza ma, al contrario, cominciare a viverla più intensamente, perché le nostre esperienze non sono più offuscate dalla paura della perdita. È fondamentale nell’arte di far accadere le cose che vuoi, e si vive in modo completamente soddisfatto e rilassato, ed è proprio questo non-attaccamento a portare verso l’obiettivo in modo rapido e sicuro.

Quando abbracciamo il distacco, gli obiettivi sono importanti per la direzione verso cui andare, considerando infinite possibilità, seguendo diversi percorsi e cambiando direzioni quando vogliamo. Così facendo non forziamo le soluzioni ai problemi. Quando si pratica il vero distacco, non ci si sente in dovere di forzare le soluzioni, ma siamo pazienti e aspettiamo e magari, scopriamo le opportunità.

Spesso ci concentriamo sulla parte negativa del problema e perdiamo l’opportunità che questo racchiude. quando crediamo che ogni problema contiene i semi dell’opportunità, ci apriamo a una più vasta gamma di possibilità. Così, troveremo la soluzione più velocemente e questo ci permetterà di crescere come persone.

“Tutte le cose alle quali ti aggrappi, e senza le quali sei convinto che non puoi essere felice, sono semplicemente la causa della tua angoscia. Ciò che ti rende felice non è la situazione intorno a te, ma sono i pensieri nella tua mente … “

Ogni volta che pensiamo a come vorremmo che cambiassero per poter essere felici, allora NON siamo distaccati dal risultato della situazione che stiamo vivendo.

Un esempio: se il mio partner mi trascura, invece di focalizzarmi su come cambiarlo e sul dolore che mi procura, dovrei distaccarmi da tutto questo e concentrarmi sulle opportunità che mi ruotano intorno: potrei frequentare una persona che riesca davvero ad appagare i miei bisogni insoddisfatti nel rapporto di coppia che sto attualmente vivendo.

Focalizzarsi solo su quello che desideriamo e nello stesso tempo vivere, apprezzare quello che sperimentiamo ora, è parte indispensabile del percorso verso la realizzazione del nostro obiettivo.

“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere” (Dalai Lama)

Il vero problema per la maggior parte delle persone, e quello che ci rende infelici, è il vivere in attesa dell’arrivo di un futuro migliore, invece è un atteggiamento che ci allontana dal godimento del presente e alla possibilità di sfruttare certe occasioni. Dobbiamo vivere il momento presente che è tutto quello che abbiamo!

Quando desideriamo qualcosa da non poter vivere senza, cerchiamo di parlare con noi stessi e diciamoci: “va bene, io per essere felice non ho bisogno di questo. Voglio solo illudermi. Quello di cui ho davvero, ma davvero bisogno, è il miglior risultato possibile in e per questa situazione, qualunque esso sia. Mi serve soltanto avere la consapevolezza che sto dando il meglio di me.”

Significa che dobbiamo bisogno di focalizzarci sul presente ed essere se stessi piuttosto che voler raggiungere a tutti i costi un risultato nel nostro futuro.

Quando impareremo a non farci influenzare eccessivamente da quello che vogliamo cambiare, vedremo letteralmente “comparire” nella nostra vita i nostri desideri, ci divertiremo e saremo più liberi e felici di quanto non siamo stati finora.

La gestione delle relazioni dall’inizio …

Vediamo appunto alcune regole generali utili nel rapporto sia nei confronti di qualcuno appena conosciuto, che in una coppia.

 La seduzione e il corteggiamento sono aspetti fondamentali che andrebbero elaborati e considerati sempre all’interno di un rapporto.

È di fondamentale importanza essere sé stessi nei nuovi rapporti, per non partire fin dall’inizio con basi fasulle.

Avere intimità e conoscersi profondamente c’è bisogno di apertura e disponibilità emotiva. Nei primi incontri si tende a mostrare solo le parti migliori di sé, perché si sta cercando di conquistare l’altra persona. L’importante però, è non tacere mai parti di sé o mentire e dire qualcosa di diverso da quello che si è realmente.

Bisogna sentirsi a proprio agio nell’esprimere sé stessi, anche aprirsi all’altro fa paura, si è più vulnerabili e ci si può ferire.

L’indipendenza deve essere alla base di ogni rapporto, è basilare per lo sviluppo di tutte le persone e per il benessere psico-fisico.

Per sedurre è fondamentale stare bene con sé stessi.

È importante trovare il proprio equilibrio, senza aspettare con il telefono in mano una sua chiamata, trovando hobby e interessi ai quali appassionarsi e che riempiano la nostra vita. Avere bisogno degli altri o non poter star da soli, costituisce delle relazioni tossiche. Essere indipendenti ci rende più affascinanti.

Non bisogna mai manipolare l’altro. Non è possibile pensare di costruire una relazione, lunga o breve che sia, sulla manipolazione o soprattutto sulla sofferenza altrui!

L’amore e l’attrazione si basano sull’essere sé stessi rispettando sempre l’altro, SEMPRE, e sul gioco della seduzione. Non per manipolare l’altro perché faccia quello che noi vogliamo.

Esistono tante tecniche di manipolazione come per esempio il vittimismo, l’isolamento, il silenzio, il senso di colpa, la bugia, la sottomissione che possono portare a relazione tossiche e dolore.

Paga essere semplicemente spontanei, e talvolta maliziosi, ma non manipolatori

È un segno di rispetto e può diventare anche una dipendenza da smartphone, che si chiama phubbing. Può portare molto spesso le coppie a logorarsi, lo smartphone diventa altamente presente e non se ne può fare a meno, isolandosi, e creando una mancanza di comunicazione.

Il telefono negli appuntamenti non deve essere presente ma si deve concentrare l’attenzione alla persona presente con il contatto visivo e l’ascolto attivo.

La seduzione può essere divertente. È un gioco più malizioso, razionale, spontaneo, divertente e insolito. La seduzione ha bisogno del proprio sé e che sia autentico, essenziale, naturali e vibranti, unici.

L’umorismo è un segnale di una forte personalità e non c’è niente di più attraente che far ridere. Ironizzare sui difetti porta a conoscenza dei propri limiti ma soprattutto l’accettazione dei difetti ottenendo una buona autostima, per accettare meglio le critiche.

L’autoironia serve ad alleggerire e a non prendere le cose troppo sul serio o sul personale permettendo una comunicazione leggera e serena. 

Sentirsi speciali per qualcuno è importante: trovare dei gesti, una comunicazione significativa per entrambi i partner, anche un gesto spontaneo e altruista, come una cena speciale, può contribuire a creare una situazione bella e particolare, anche i complimenti seduce l’altro. Bisogna cercare di creare un’intimità per la coppia.

 

Stare bene è alla base per la seduzione, bisogna rilassarsi e far rilassare quindi ci si deve lasciar andare e godere del momento. 

Si può pensare di esercitarsi nell’atto di rilassarsi con la meditazione, le passeggiate, l’ascolto della musica, il riposarsi, che sono tutte attività che aiutano a eliminare lo stress.

Interessarsi, fare domande, essere curiosi della vita dell’altro, sono tutti indicatori del fatto che una persona è interessata.

Per sedurre e conquistare bisogna mostrare interesse e ascoltare ciò che ha da dire, naturalmente devono essere reciproci.

Il linguaggio del corpo serve per mostrare interesse, sicurezza, empatia, un atteggiamento positivo e aperto nei confronti dell’altro.

Per aver successo nella seduzione bisogna imparare ad aspettare e avere pazienza, senza essere invadente, bisogna dare il tempo di pensare, valutare l’interesse, senza mai mettere pressione o assillare l’altro. Ognuno ha i suoi tempi e le sue necessità di spazio.

Mantenere la calma con certe persone

Con certe persone perdiamo la calma. Ci impediscono di controllare quel sentimento di rabbia che cresce rapidamente in fino a scoppiare. Potrebbero essere individui con un comportamento che minano l’equilibrio psicologico, generando rabbia, ed a volte talmente tanta da non gestirla più.

Ma siamo noi stessi che permettiamo a queste persone di farci arrabbiare, siamo noi ad acconsentire la risonanza dentro di noi, fino a destabilizzarci.

Quando una persona scatena rabbia, è come se pensiamo che questa persona abbia più importanza di ciò che pensiamo di noi stessi. Perdiamo il controllo e la capacita di pensare in noi, scegliamo di credere di più nell’altro.

Ricordiamo cheCarl Rogers ha detto: “Riconoscere che ‘io sono colui che sceglie’ e ‘sempre io sono quello che determina il valore che l’esperienza ha per me’, mi arricchisce, ma mi fa anche paura”.

Quindi la rabbia ci permette di esprimere un nostro sentimento ma per difesa tendiamo a puntare il dito contro gli altri, lontano da noi perché è più facile.  Ci aiuta con le responsabilità ed evitiamo di dover lavorare sulla rabbia e cercare le cause all’interno di noi.

Le nostre emozioni e le nostre sensazioni sono una nostra responsabilità perché, possiamo scegliere come sentirci in determinate circostanze, possiamo scegliere come reagire alle stesse, abbiamo la capacità di modulare le nostre reazioni e mantenere il controllo, ma ….

Così, ogni volta che ci arrabbiamo, stiamo cedendo il controllo all’altro, diamo un’importanza che non ha e gli permettiamo di mandare in crisi la nostra stabilità emotiva.

Allora basta!!!  Dobbiamo imparare a difenderci e riprendere la gestione delle nostre emozioni. Accettiamo che le emozioni sono nostre!!! Possiamo scegliere: soprattutto come reagire!!!

Prenderci la responsabilità delle emozioni, ascoltarle ed osservarle anche se può farci paura. Ciò ci permette di conoscere meglio, dentro di noi, e capire perché reagiamo in un certo modo.

Ma pensiamo meglio alla questione:

  • affidereste il vostro equilibrio psicologico ad uno sconosciuto che è scortese e antipatico?

La risposta è un “no” deciso, ma, dal punto di vista emotivo, è quello che facciamo ogni volta ci arrabbiamo. Pertanto, è importante imparare a mantenere la calma e reagire con tranquillità.

Scoprire l’origine della rabbia è importante, la persona che scaturisce la rabbia, chi è e che ruolo ha nella vostra vita. Potreste essere arrabbiati per una brutta giornata, per qualcosa non è andato come previsto, o perché avevate troppe aspettative per altro. La causa della rabbia la potete trovare dentro di voi, non ha senso cercarla fuori.

Esercitarsi a guardare dentro di voi stessi, vi permetterà di spostare l’attenzione dall’esterno verso l’interno, e il semplice cambio di prospettiva vi permetterà di riprendere il controllo della situazione. Non prendetela come qualcosa di personale …

Pertanto, è importante imparare a valutare le situazioni assumendo la corretta distanza emotiva. Per mantenere la calma nelle situazioni più complicate si potrebbe pensare che la rabbia sia una sorta di scelta.

Se una persona sta cercando di farvi arrabbiare potete decidere di permetterglielo o no. Se accettate questo dono, vi arrabbierete e la persona avrà acquisito potere su di voi. Al contrario, se non lo accettate, se non seguite il gioco di insulti e provocazioni, non avrà altra scelta che tenere per sé tutti quei sentimenti tossici e la rabbia svanisce. Trovate la giusta motivazione per superare la forte emotività.

Ricordate che ci sono persone che si comportano come se fossero tutto loro in senso emotivo, mi riferisco alle persone tossiche, ma sta solo a voi accettare che carichino questi sentimenti tossici.

Dott.ssa Elena conter

Psicologa

La Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori

 I figli hanno il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori. Hanno il diritto di manifestare il loro amore senza paura di ferire o di offendere l’uno o l’altro, diritto di conservare intatti i loro affetti, di restare uniti ai fratelli, di mantenere la relazione con i nonni, di continuare a frequentare i parenti di entrambi i rami genitoriali e gli amici.

2. I figli hanno il diritto di continuare ad essere figli e di vivere la loro età. Hanno il diritto di non essere travolti dalla sofferenza degli adulti, di non essere trattati come adulti, di non diventare i confidenti o gli amici dei loro genitori, di non doverli sostenere o consolare.

3. I figli hanno il diritto di essere informati e aiutati a comprendere la separazione dei genitori. I figli hanno il diritto di essere informati da entrambi i genitori, in modo adeguato alla loro età e maturità, senza essere caricati di responsabilità o colpe, senza essere messi a conoscenza di informazioni che possano influenzare negativamente il rapporto con uno o entrambi i genitori. Hanno il diritto di non subire la separazione come un fulmine, né di essere inondati dalle incertezze e dalle emozioni dei genitori. Hanno il diritto di non essere coinvolti nella decisione della separazione.

4. I figli hanno il diritto di essere ascoltati e di esprimere i loro sentimenti. I figli hanno il diritto di essere ascoltati dai genitori, insieme, in famiglia. I figli hanno il diritto di essere arrabbiati, tristi, di stare male, di avere paura e di avere incertezze, senza sentirsi dire che “va tutto bene”. Anche nelle separazioni più serene i figli possono provare questi sentimenti e hanno il diritto di esprimerli.

5. I figli hanno il diritto di non subire pressioni da parte dei genitori e dei parenti. I figli hanno il diritto di non essere strumentalizzati, di non essere messaggeri di comunicazioni e richieste esplicite o implicite rivolte all’altro genitore. I figli hanno il diritto di non essere indotti a mentire e di non essere coinvolti nelle menzogne.

6. I figli hanno il diritto che le scelte che li riguardano siano condivise da entrambi i genitori. I figli hanno il diritto che le scelte più importanti su residenza, educazione, istruzione e salute continuino ad essere prese da entrambi i genitori di comune accordo, nel rispetto della continuità delle loro abitudini. I figli hanno il diritto che eventuali cambiamenti tengano conto delle loro esigenze affettive e relazionali.

7. I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nei conflitti tra genitori. I figli hanno il diritto di non assistere e di non subire i conflitti tra genitori, di non essere costretti a prendere le parti dell’uno o dell’altro, di non dover scegliere tra loro, di non essere costretti a schierarsi con uno o con l’altro genitore e con le rispettive famiglie.

8. I figli hanno il diritto al rispetto dei loro tempi. I figli hanno bisogno di tempo per elaborare la separazione, per comprendere la nuova situazione, per adattarsi a vivere nel diverso equilibrio familiare, per abituarsi ai cambiamenti, per accettare i nuovi fratelli, i nuovi partner e le loro famiglie. Hanno il diritto di essere rassicurati rispetto alla paura di essere posti in secondo piano rispetto ai nuovi legami dei genitori.

9. I figli hanno il diritto di essere preservati dalle questioni economiche. I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nelle decisioni economiche e che entrambi i genitori contribuiscano adeguatamente alle loro necessità. I figli hanno il diritto di non sentire il peso del disagio economico del nuovo equilibrio familiare, e di non subire ingiustificati cambiamenti del tenore e dello stile di vita familiare, di non vivere forme di violenza economica da parte di un genitore.

10. I figli hanno il diritto di ricevere spiegazioni sulle decisioni che li riguardano. I figli hanno il diritto di essere ascoltati, ma le decisioni devono essere assunte dai genitori o, in caso di disaccordo, dal giudice. I figli hanno il diritto di ricevere spiegazioni sulle decisioni prese, in particolare quando divergenti rispetto alle loro richieste e ai desideri manifestati. Il figlio ha il diritto di ricevere spiegazioni non contrastanti da parte dei genitori.
Grazie e Buona giornata 
Dott.ssa Elena Conter 

Lo scrigno di Conter Orientatrice
Psicologa dott.ssa Elena Conter
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La tristezza

La tristezza è un’emozione primaria che invia un messaggio informandoci che qualcosa o qualcuno di importante è stato perso.

Più una persona o una cosa è stata significativa, tanto più la perdita ha aperto una cicatrice che deve cicatrizzare. La tristezza chiede di piangere tutte le lacrime di cui abbiamo bisogno.

 Non esprimere il dolore, provoca un dolore ancora più forte.

Nella vita di tutti i giorni esistono esperienze nelle quali la tristezza diviene fondamentale, delle dinamiche naturali, biologico e psicologico.

Pensa ad esempio alle esperienze di separazione, di lontananza, o di lutto. Da quando siamo piccoli nella vita di tutti i giorni, assaporiamo la tristezza in momenti fisiologici prestabiliti, in cui si attivano alcune dinamiche specifiche.

Ad esempio i momenti di distacco verso la propria madre dopo i primi mesi di vita, i momenti di esplorazione del mondo che ci circonda o i momenti di allontanamento da ambedue i genitori. In tutte queste fasi è fondamentale sentire, accettare, provare e condividere la nostra tristezza, in quanto emozione naturale.

Esiste però un altro gruppo di separazioni, di tipo innaturale, forzate, che la persona subisce, in cui si evidenzia una tristezza naturale aggravata da dinamiche difficili, perché mal gestite dai protagonisti.

– La separazione familiare, quando una coppia di genitori divorziano. Spesso il/la figlio/a viene investito di dinamiche negative che attivano un dolore e una tristezza immensa, mal gestita, carica di difficoltà che non competono ai figli…

– La separazione dalla persona amata, quando perdi il tuo amore è un tipo di separazione forzata.

In questo secondo gruppo, quando la separazione è forzata e innaturale, oltre all’emozione di tristezza, vi è molto spesso anche l’emozione della rabbia.

In questi frangenti è importante sentire a pieno le emozioni. Solo sentendole, vivendole, l’energia di una persona torna a circolare nelle proprie vene.

Nonostante l’abbandono subito, dare senso e significato alle dinamiche che stai vivendo, serve per comprendere l’accaduto e riscoprire il proprio valore. Colui che soffoca le emozioni, invece, avrà solo un peso ulteriore da portare, che potrebbe risucchiarlo ancora più nel profondo.

Devi sapere che spesso, l’emozione della tristezza, se non gestita, può essere l’antitesi di momenti depressivi.

Ricorda che qualsiasi emozione arriva per un dato motivo. Non soffocarle, non nasconderle, non giudicare lo stato d’animo ma accogli il messaggio che ti portano.

Invece di tramutare in dramma la tristezza che senti, utilizzala quale momento in cui capire cosa ti sta chiedendo il tuo mondo interiore, cos’hai perso o chi hai perso. Capisci, comprendi e accetta, per ripartire ancora più forte di prima.

Scritto dalla dott.ssa Elena Conter

Ci sono genitori che fanno figli, senza essere genitori

I genitori non sempre sanno fare i genitori. Questo non è un controsenso! Tutto ciò è causato da una ferita narcisistica. Non lo ammettono facilmente.

La ferita narcisistica nasce dal fatto che non c’è spazio per l’altro, nemmeno di un figlio.

Anche se per un genitore narciso, è importante avere un figlio. E ancora di più avere dei figli migliore di: più degli altri, più belli, più bravi ed è meglio se assomiglia al genitore stesso.

Se non fosse così, nascerebbe un problema, potrebbero rifiutarli, o trattarli male.

Il bambino deve essere uno specchio per gratificarsi. Anche perché i genitori narcisisti, attivano la genitorialità solo verso se stessi, perché sono impegnati a prendersi cura del proprio bambino interiore e l’altro non esiste.

Quindi si deduce che il genitore narcisista non ha lo spazio psicologico per la cura!

Il proprio bisogno è più importante e il resto arriva dopo. Il figlio diventa un possesso, un diritto, e si calpesta se non fa ciò che desidera.

Quindi i figli faranno di tutto per accontentarli e sentirsi amati, una cosa infinita che durerà tutta una vita.

Scritto dalla dott.ssa Elena Conter

Aiutare bambini che perdono la calma

Ci sono bambini che sono ansiosi, spaventati, e devono recuperare la calma. Ma come???

Da piccolo, uno psicologo di nome Cohen Lawrence J, ha capito osservando dei pulcini, che quando si è spaventati, si resta immobili per proteggersi perché i falchi non mangiano chi non è vivo. Il pulcino si rimette a muoversi, anche se ha ancora paura.

Dopo svariati sperimenti nota che se ci fosse un ragionamento non vedo pericoli ma gli altri non girano tranquillamente quindi meglio restare ancora fermi!

I bambini quando sono spaventati guardano attorno per vedere cosa sentono gli altri. Se i genitori si mostrano spaventati a sua volta, il bambino non sarà in grado di ritrovare la calma.

Quindi lo psicologo suggerisce di interagire chiedendo loro: “guardami negli occhi e vedi se ho paura!!!”

Così si mostra che il sentimento della paura non c’è, o meglio si riesce a gestire. Di difficile realizzazione, ma si deve fare! Senza perdere il contatto della realtà.

Paura d’amare

Ogni essere umano ha paura di qualcosa. Qualcuno percepisce come una minaccia, l’amore ed è imprevedibile perché ciò che non si conosce è visto come incontrollabile. Talvolta ad incutere paura, potrebbe essere nulla di minaccioso, ma il soggetto ha un grossa difficoltà a spiegarsene le motivazioni. Così, sperimentano una filofobia, ovvero paura di amare, paura di innamorarsi o paura di instaurare una relazione alla cui base ci sia un vero innamoramento.

Ma l’amore è qualcosa di positivo, qualcosa che dà un beneficio alla persona e non una cosa da evitare. Eppure molti individui dichiarano di aver paura dell’innamoramento e paura di amare davvero un’altra persona. Molti sentono emozioni molto intense e percepite come incontrollabili, pericolose e prendono il sopravvento sul proprio modo abituale di fare e di pensare.

Tutti siamo alla ricerca di un amore, ma vivere una relazione seria spaventa! Ci sono tante resistenze mentali, che bloccano e non permettono di vivere serenamente.

Si parla dunque di filofobia o paura di innamorarsi mentre altri parlano di anoressia sentimentale: quando non si riesce ad amare davvero per il timore di soffrire (o soffrire ancora), ipercontrollano i propri sentimenti e esasperano il proprio bisogno di indipendenza e invulnerabilità.

Il filofobico manifesta sintomi di ansia e una paura sconsiderata e irragionevole, lo spinge a evitare tutte quelle situazioni, o persone, che potrebbero portarlo ad un coinvolgimento sentimentale. La paura di amare non si manifesta solo con difficoltà nell’approcciarsi, ma può portare a dei veri e propri attacchi di panico.

Cause della filofobia sono tante le sfaccettature, che impedisce di stare serenamente in coppia, in quanto la paura di amare porta ad atteggiamenti che fanno sentire il partner non amato e poco importante.

Hanno un timore di perdere il controllo della situazione, tipico delle persone molto razionali o di quelle che hanno sofferto per amore. Si tratta di una reazione di allerta che si attiva quando si ha la sensazione che la storia si fa più seria e si inizia a sentire emozioni più importanti.

In realtà, queste sensazioni, di inizio relazione sono normali perché l’innamoramento comporta necessariamente una perdita di controllo e un affidarsi all’altro.

Quando si è abituati ad avere il controllo sempre tutto, per carattere o per difesa da una potenziale sofferenza, non si è disposti a vivere in funzione di un’altro e quindi si ha talmente paura di amare da allontanarsi o allontanare l’altra persona.

L’amore è considerato una debolezza, qualcosa che ci rende vulnerabili e dipendenti, quindi l’altro diventa un potenziale pericolo. Quando l’amore passato è stato fonte di sofferenza, si teme di ritrovarsi nella stessa sensazione, di essere abbandonati, feriti, traditi o umiliati, e si cerca di razionalizzare e controllare, per quanto possibile, il proprio coinvolgimento.

Quando i sentimenti forti sono intesi come fonte di insicurezza e pericolo, nasce la filofobia. Non ci lascia più andare. Quindi si crede che l’illusione e l’atteggiamento di chiusura ci rende immuni dalle future sofferenze d’amore.

La paura di impegnarsi e la paura d’amare nasconde una paura della perdita di libertà. Spesso viviamo l’amore come un vincolo o un limite, che comporta impegno e responsabilità verso l’altro e dimenticando noi stessi. Amare diventa un sinonimo di obbligo, una costrizione all’interno di una relazione.

…… a domani.

Scritto dalla dott.ssa Elena Conter

Le emozioni provocano disturbi digestivi e intestinali

Sempre più persone soffrono di disturbi di stomaco e intestino e possono avere un’origine psicosomatica. Tra i sintomi più frequenti troviamo: stitichezza e diarrea, dolori addominali di tipo crampiforme, pancia e stomaco gonfi, meteorismo e flatulenza, digestione lenta, nausea, colon irritabile, dispepsia.

A questi disturbi si interviene con farmaci somministrati da medici di base, per tamponare la situazione, poi si procede con indagini diagnostiche che comprendono esami e test per scoprire le cause fisiche che li originano, come:

  • eventuali allergie e intolleranze alimentari
  • presenza di ulcere e infiammazioni della mucosa gastroduodenale
  • calcoli biliari
  • diverticoli o polipi intestinali e via discorrendo.

Sono tante le malattie che provocano disturbi all’apparato gastrointestinale, ma non sempre per un addome gonfio ed affaticato c’è una patologia, a volte a provocare il problema è la nostra psiche.

Ricordiamo che l’intestino è definito il “secondo cervello”, quindi un organo che capta e reagisce ai nostri cambiamenti d’umore, al nostro livello di ansia e di stress, e che nelle persone di sesso femminile e giovani, produce sintomi che non sono da sottovalutare. Anche se il mal di pancia emotivo non è grave, non è patologica, può sempre diventarlo se non si affrontano le cause psicologiche che ne sono all’origine.

Il funzionamento dell’intestino e del cervello è la loro comunicazione, la loro collaborazione o meglio la condivisione, “dialogano”. Nell’intestino sono presenti cellule neuronali, in minor quantità a quelle cerebrali, e influenzate da fattori fisici e da stimoli di vario tipo, tra cui le emozioni interne, che rilasciano ben il 95% della serotonina totale sprigionata dall’organismo.

La serotonina è l’ormone che regola gli stati d’animo, vengono inviate direttamente al sistema limbico del cervello, che ha il compito di rielaborale. Quando le emozioni hanno un tratto negativo, e associate a stati di tensione, ansia e/o paura, il cervello invia all’intestino “l’ordine” di rilasciare altra serotonina per gestire la richiesta maggiore dell’emoziono ma questo ha delle conseguenze sulla funzionalità dell’apparato digestivo.

La muscolatura addominale si contrae provocando gonfiore, diarrea o stitichezza, crampi, senso di tensione, spasmi. La tensione emotiva, lo stress, inducono una iper-secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, cosa che può alla lunga provocare infiammazione delle mucose e quindi bruciori, gastrite, persino ulcere. La muscolatura addominale contratta nella zona diaframmatica, rallenta la digestione e crea la classica dispepsia.

Quindi una volta che gli esami clinici e i test allergologici hanno escluso l’origine patologica dei nostri disturbi gastrointestinali, bisogna cercare di lavorare sul nostro stato psicologico, analizzando i problemi, abbassando i livelli di stress e trovando delle valvole di sfogo.

Le emozioni negative possono farci ammalare, mentre le emozioni positive ci portano a vivere bene!!!!

Scritto da

Dott.ssa Elena Conter

https://www.psicologa.bs.it/ Psicologa “Lo scrigno di Conter”

Lo Psicologo

Lo psicologo è un professionista che interviene per favorire il benessere della singola persona, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità.

L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse, accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. la scuola, le azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà, insomma si occupa del benessere del soggetto.

Si occupa anche di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio.

L’art. 1 della Legge 56/89 definisce:

“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.

Psicologa

Scritto dalla dott.ssa Elena Conter